Quale futuro per il Comune?

Pubblichiamo in questo articolo, il testo della presa di posizione del nostro gruppo politico sul “Piano cantonale delle aggregazioni (PCA)“, recentemente presentato dal Consiglio di Stato e posto in consultazione.

1. Osservazioni di carattere generale

In termini generali si ritiene che il PCA ponga correttamente alcune questioni fondamentali relative al futuro del Ticino, al ruolo dei Comuni ticinesi ed ai loro rapporti con il Cantone. Questo al di là di qualche eccesso retorico, al quale si fatica a dare un contenuto concreto, come ad es. quando si parla di Comuni « forti e competitivi ».

D’altra parte riteniamo però che la via intrapresa per affrontare questi temi sia fondamentalmente sbagliata, in quanto si parte dalla definizione dei « contenitori » (i confini dei nuovi Comuni) prima di averne concretamente definito i « contenuti » (compiti e ruolo dei Comuni stessi). Così se è quindi condivisibile l’idea che il riesame della ripartizione dei compiti e dei flussi finanziari fra Comuni e Cantone è « un obiettivo prioritario » ; non è per nulla condivisibile l’idea che la definizione geografica dei nuovi Comuni – che volenti o nolenti è il succo di questo PCA – possa costituirne una « premessa fondamentale » (p. 30).

Semmai è vero il contario, nel senso che la ridefinizione dei compiti e dei flussi finanziari fra Comuni e Cantone, deve costituire la premessa fondamentale per poi definire i confini geografici dei nuovi Comuni ticinesi. Si dovrebbe insomma prioritariamente definire, nei termini il più concreto possibile (!) e per i vari ambiti di intervento dell’ente pubblico (educazione, sanità e socialità, pianificazione del territorio, mobilità, sicurezza, sport e cultura, ecc.) :

  • quali compiti si vuole che svolgano i Comuni (fra i quali va peraltro fatta un’inevitabile differenziazione fra i Comuni degli agglomerati urbani e i Comuni periferici o di valle) ;
  • quali compiti si vuole svolga il Cantone ;
  • quali compiti si vuole infine che svolga un eventuale ente intermedio (quali ad es. gli Enti regionali di sviluppo, le Associazioni come quelle che si occupano dell’aiuto domiciliare, ecc.).

Si potrà poi così decidere, con cognizione di causa, quale architettura amministrativa meglio risponde a questi obiettivi. Come si fa insomma a determinare se un Comune (esistente o ipotetico) è o possa essere « funzionale », senza aver prima concretamente definito quali compiti esso deve assumere e svolgere ?

In questo senso riteniamo che la discussione sul futuro dei Comuni ticinesi vada fondamentalmente reimpostata. E che il PCA così come attualmente presentato sia, da questo punto di vista, poco utile se non addirittura controproducente (perché sposta il dibattito sul « falso problema » dei confini dei nuovi Comuni, piuttosto che su quello del loro ruolo e dei loro compiti).

2. Quale futuro per le Terre di Pedemonte ?

Il tema sollevato precedentemente si pone evidentemente anche per quanto riguarda la nostra realtà. Riteniamo quindi abbia poco senso pronunciarci su una proposta poco chiara dal punto di vista dei contenuti.

In termini generali osserviamo comunque come andrebbe in ogni caso preventivamente chiarito se le Terre di Pedemonte – dal punto di vista territoriale, sociale, dei servizi, ecc. – siano parte integrante dell’agglomerato urbano del Locarnese, siano piuttosto parte di una realtà più « periferica » insieme alle Centovalli e alla valle Onsernone, o costituiscano una realtà a sé.

Al proposito, il nostro attuale sentimento è duplice :

a) Da un lato il nostro Comune sta proprio ora muovendo i suoi primi passi, dopo un processo aggregativo peraltro assai lungo e laborioso. Risulta quindi al momento particolarmente difficile pronunciarsi in merito ad un’eventuale nuova aggregazione : sia perché non possiamo ancora esprimerci circa la funzionalità (o meno) dell’attuale assetto amministrativo ; sia perché siamo decisamente più interessati al futuro a breve-medio termine della nostra nuova realtà comunale che non ai suoi eventuali destini a lungo termine.

b) D’altro lato riteniamo avrebbe eventualmente più senso ragionare su di un’aggregazione delle Terre di Pedemonte con Centovalli e Onsernone, piuttosto che con un futuro Comune urbano del Locarnese.

3. La questione del « controllo democratico »

Dalla documentazione del PCA sembra emergere una visione alquanto semplicista di questo importante tema : Comune più grandi = Comuni più autonomi = maggiore controllo democratico.

Siamo davvero sicuri che ai cittadini di un Comune di 50-70’000 abitanti, sia garantito un maggiore controllo democratico sul funzionamento del proprio Comune, rispetto a quanto esiste in un Comune di 2-5’000 abitanti ?

Al proposito riteniamo che i rischi di un « Comune-azienda », gestito da funzionari e pochi « professionisti della politica », con i cittadini confinati nel ruolo di semplici elettori, non vadano sottovalutati.

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